Il Ruolo del Chasing nel Disturbo da Gioco d’Azzardo

Il Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) è tra le dipendenze comportamentali più conosciute ed indagate nel mondo scientifico. Presenta somiglianze con i disturbi correlati a sostanze in termini di espressione clinica, funzionalità cerebrale, fisiologia e trattamento. Tra gli aspetti distintivi invece di sicuro c’è quello finanziario. Il DGA è la dipendenza che comporta il maggior dispendio economico nel tempo, portando a conseguenze devastanti dal punto di vista personale, familiare e della socialità allargata di ogni paziente.

All’interno del DGA, un comportamento particolarmente problematico è il “chasing” (o “rincorsa delle perdite”), ovvero il bisogno o la sensazione di continuare a giocare d’azzardo dopo aver perso denaro, nel tentativo di “recuperare” o pareggiare le perdite precedenti. Il chasing è quel fenomeno dove la perdita invece di fungere da deterrente, diventa un incentivo per il proseguimento del gioco e l’aggravamento patologico. Questa caratteristica è considerata ” patognomonica” (la sola presenza individua la patologia) del Disturbo da Gioco d’Azzardo.

Psicologia del Chasing

Il comportamento compulsivo del chasing è profondamente radicato in complessi meccanismi psicologici e neurobiologici che ne spiegano la persistenza nonostante le conseguenze negative.

Il cervello risponde al gioco d’azzardo in modo simile a come reagisce alle sostanze, rilasciando dopamina e rafforzando i comportamenti a rischio. Il sistema di ricompensa mesolimbico del cervello, in particolare la produzione di dopamina, è coinvolto nelle emozioni piacevoli, nel rafforzamento dei comportamenti e nell’attrazione dell’attenzione, rendendolo centrale nello sviluppo graduale della dipendenza dal gioco. Con il tempo, il gioco d’azzardo frequente può alterare la chimica cerebrale, rendendo più difficile smettere e portando a un ciclo pericoloso.

Un meccanismo chiave che mantiene l’engagement nel gioco è il rinforzo intermittente. L’imprevedibilità degli esiti del gioco amplifica la risposta di ricompensa del cervello; i nostri cervelli sono biologicamente predisposti a cercare ricompense, specialmente quando sono incerte. Questo fenomeno, noto come rinforzo intermittente, fa sì che vincite occasionali mantengano gli individui coinvolti, anche quando le perdite sono più frequenti. Una ricompensa che si verifica in modo irregolare e “intermittente” genera ansia, ed i pazienti cercano sollievo da questa sensazione sgradevole attendendo una nuova ricompensa. Poiché si presenta in modo casuale, è sempre più desiderata, e la soddisfazione del bisogno diventa sempre più gratificante, creando una vera e propria dipendenza.

A rafforzare ulteriormente il comportamento di “chasing” è l’effetto “quasi-vincita” (near-miss effect). Le quasi-vincite si verificano quando elementi di un gioco “suggeriscono” ai giocatori di aver quasi raggiunto un risultato vincente (ad esempio, “ciliegia, ciliegia, limone” su una slot machine). Questi eventi sono percepiti come piacevoli e offrono sensazioni simili a vincite reali, stimolando le parti del cervello legate alla ricompensa, come lo striato ventrale, e aumentando la trasmissione di dopamina. Per i giocatori patologici, gli esiti della quasi-vincita attivano in modo unico le regioni cerebrali associate alle vincite, a differenza dei giocatori non patologici che le registrano come perdite. Le quasi-vincite aumentano la motivazione a continuare a scommettere e portano a decisioni più rischiose, poiché i giocatori le percepiscono come prova di essere “vicini” a una vincita, interpretando erroneamente il caso come abilità. Questo può promuovere un’aspettativa di vincita più elevata.

Diversi fattori di personalità e stati emotivi negativi contribuiscono alla vulnerabilità al “chasing”. L’alessitimia, un tratto di personalità stabile caratterizzato dalla difficoltà nell’identificare e descrivere i sentimenti e da un pensiero orientato esternamente, è un precursore della rincorsa delle perdite. Gli individui con alti livelli di alessitimia hanno difficoltà a elaborare le informazioni sulle perdite e mostrano una minore avversione alle perdite, accettando potenziali perdite finanziarie più elevate. L’impulsività, l’elevata ricerca di sensazioni e la disinibizione sono fortemente correlate al comportamento di rincorsa e allo sviluppo del disturbo da gioco d’azzardo. Inoltre, il gioco d’azzardo è spesso utilizzato come meccanismo di coping per sfuggire a problemi, stati d’animo negativi, stress, preoccupazione, ansia o depressione. L’esperienza delle perdite può indurre un affetto negativo (frustrazione), che paradossalmente può portare i giocatori a scommettere più velocemente, esacerbando la rincorsa delle perdite.

Economia Comportamentale e Distorsioni Cognitive nel Chasing

Il comportamento di “chasing” è fortemente influenzato da specifiche distorsioni cognitive e principi dell’economia comportamentale, che spesso prevalgono sulla decisione razionale. Questi bias cognitivi non operano in isolamento, ma si intrecciano, creando un potente meccanismo che perpetua il gioco d’azzardo problematico.

L’avversione alla perdita: è la tendenza delle persone a percepire il dolore delle perdite in modo più acuto della gioia di guadagni equivalenti. Le perdite possono “fare male” circa il doppio di quanto le vincite “fanno bene”. Questa distorsione spesso spinge i pazienti a fare scommesse più rischiose per evitare il dolore emotivo della perdita.

La fallacia dei costi irrecuperabili: è la tendenza a continuare un comportamento o un investimento basato su investimenti passati (tempo, denaro, sforzo), anche quando abbandonare sarebbe chiaramente la scelta migliore. Nel gioco d’azzardo, ciò si manifesta con la mentalità: “Se riesco a tornare in pari, smetterò”, guidata dall’investimento già fatto. Il desiderio di pareggiare prevale sulla valutazione razionale dei costi e dei benefici futuri. Questa distorsione è associata al bias di impegno, in cui i pazienti continuano a sostenere decisioni passate nonostante nuove prove suggeriscano che non sia la migliore linea d’azione. Si verifica perché le emozioni (senso di colpa, rimpianto per l’investimento “sprecato”) spesso causano deviazioni dalle decisioni razionali. La ricerca neuroscientifica indica che, sebbene la forza dell’effetto dei costi irrecuperabili potrebbe non differire significativamente tra i pazienti con DGA e i controlli sani, la sua intensità nei pazienti con DGA è negativamente correlata al periodo di astinenza e positivamente alla durata della malattia, con una ridotta attivazione neurale nella corteccia prefrontale dorsale mediale.

La fallacia del giocatore: nota anche come fallacia di Monte Carlo, è la convinzione errata che se un evento (le cui occorrenze sono indipendenti e identicamente distribuite) si è verificato meno frequentemente del previsto, è più probabile che si verifichi di nuovo in futuro (o viceversa). Ad esempio, dopo una serie di perdite, un giocatore potrebbe credere che una vincita sia “dovuta”. Questo ragionamento porta all’idea errata che i fallimenti precedenti aumenteranno la probabilità di successo nei tentativi successivi, nonostante l’indipendenza matematica di ogni evento. Questa fallacia spinge direttamente gli individui ad assumere maggiori rischi dopo una serie di perdite, portandoli ad aumentare l’importo delle loro scommesse nella speranza di recuperare ciò che è stato perso, collegandosi così direttamente alla “rincorsa delle perdite”.

Infine, l’illusione di controllo e la memoria selettiva giocano un ruolo cruciale. L’illusione di controllo è un bias cognitivo che si riferisce alla convinzione di poter influenzare esiti casuali, come soffiare sui dadi o scegliere numeri specifici della lotteria, anche quando non esiste una base logica per tale influenza. Questo falso senso di controllo può portare a un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità di prevedere o influenzare gli esiti del gioco. La memoria selettiva, d’altra parte, si manifesta nella tendenza dei giocatori a ricordare più facilmente e vividamente le vincite rispetto alle perdite, che vengono spesso minimizzate o dimenticate. Questa “polarizzazione della memoria” rafforza la convinzione in una maggiore probabilità di vincita e sostiene la continuazione o l’aumento del comportamento di gioco.

Questi bias cognitivi, nel loro complesso, formano un potente “motore di razionalizzazione” che consente e perpetua il comportamento irrazionale della rincorsa delle perdite. L’avversione alla perdita crea l’impulso emotivo a evitare il dolore della perdita, spingendo gli individui a rischiare per “tornare in pari”. La fallacia dei costi irrecuperabili fornisce una giustificazione pseudo-razionale per continuare, basata sugli investimenti passati. La fallacia del giocatore offre un quadro probabilistico distorto, facendo credere agli individui che una vincita sia “dovuta”. L’illusione di controllo e la memoria selettiva agiscono poi come meccanismi di validazione interna, distorcendo il feedback e rafforzando la convinzione che il gioco continuo sia una strategia valida. Ciò significa che anche di fronte a chiare prove di perdite crescenti, il quadro cognitivo dell’individuo lavora attivamente contro il disimpegno razionale, intrappolandolo in un ciclo di escalation. La scoperta neuroscientifica sui costi irrecuperabili suggerisce che l’elaborazione di questi bias da parte del cervello potrebbe essere alterata nel DGA, rendendo più difficile liberarsi man mano che il disturbo progredisce.

Per una comprensione più chiara, la seguente tabella riassume queste distorsioni cognitive e il loro impatto diretto sul “chasing”

Distorsione CognitivaDefinizione BreveCome Influisce sul Chasing
Avversione alla PerditaIl dolore delle perdite è percepito più intensamente della gioia di guadagni equivalenti.Spinge a fare scommesse più rischiose per evitare il dolore della perdita, cercando di recuperare il denaro perso.
Fallacia dei Costi IrrecuperabiliTendenza a continuare un comportamento o investimento basato su investimenti passati, anche se non è più razionale.Il desiderio di “tornare in pari” prevale sulla valutazione razionale, giustificando la continuazione del gioco per non “sprecare” l’investimento.
Fallacia del GiocatoreConvinzione errata che gli esiti di eventi casuali indipendenti siano influenzati da risultati precedenti.Porta a credere che una vincita sia “dovuta” dopo una serie di perdite, spingendo ad aumentare le puntate e i rischi.
Illusione di ControlloCredenza di poter influenzare esiti casuali, anche senza alcuna base logica.Aumenta la fiducia nelle proprie capacità di prevedere o influenzare il gioco, incoraggiando la continuazione anche di fronte a perdite.
Memoria SelettivaTendenza a ricordare più facilmente le vincite e minimizzare le perdite.Rinforza la convinzione di una maggiore probabilità di vincita e supporta la continuazione o l’aumento del comportamento di gioco.

Chasing e Dipendenza da Gioco

Il chasing non è solo un sintomo del disturbo da gioco d’azzardo, ma il fattore critico che ne accelera la progressione e ne amplifica le conseguenze a cascata, influenzando profondamente la vita dei pazienti. Anche nei i giocatori sociali, ovvero quelli non parologici, la comparsa del chasing può triplicare il rischio di sviluppare un disturbo da gioco d’azzardo conclamato.

Le conseguenze a cascata del chasing si manifestano su più livelli: finanziario, sociale e di salute mentale. La rincorsa incessante delle perdite porta inevitabilmente a problemi finanziari significativi, inclusi debiti crescenti e la dipendenza dagli altri per il denaro. Il disturbo da gioco d’azzardo, alimentato dal chasing, spesso si traduce nella perdita di opportunità importanti come posti di lavoro, risultati scolastici o relazioni strette. Può condurre all’isolamento sociale e compromettere i legami familiari. Sebbene i pazienti spesso giochino per sfuggire a problemi o stati d’animo negativi, il ciclo di rincorsa amplifica il disagio, portando a irrequietezza, irritabilità, ansia e depressione. È particolarmente preoccupante che il disturbo da gioco d’azzardo presenti il rischio di suicidio più elevato tra tutte le dipendenze comportamentali. Studi indicano che circa un giocatore patologico su due penserà al suicidio e uno su cinque tenterà il suicidio.

Diversi fattori di rischio e contesti amplificano il comportamento di chasing. Fattori socio-economici come basso reddito, disoccupazione e povertà sono strettamente legati al disturbo da gioco d’azzardo. Inoltre l’aumento dei problemi di gioco è direttamente correlato all’aumento della disponibilità di opportunità di gioco. Il gioco d’azzardo online, in particolare, presenta un rischio elevato: la comodità di giocare da casa significa che i pazienti possono rincorrere le perdite istantaneamente, senza gli stimoli esterni che potrebbero segnalare che è ora di fermarsi, amplificando il rischio. Inoltre, alcuni aspetti socio demografici amplificano tale vulnerabilità. Gli anziani sono un gruppo a rischio identificato a causa di fattori come la mancanza di supporto sociale, eventi di vita stressanti (vedovanza, pensionamento), scarso adattamento sociale e modificazioni neurobiologiche che influenzano le funzioni esecutive. Anche gli studenti universitari mostrano un’alta prevalenza di gioco d’azzardo problematico, attribuita alla legalizzazione delle scommesse sportive e allo sviluppo cognitivo.

Implicazioni Cliniche e Strategie di Prevenzione ed Intervento

Comprendere il ruolo centrale del chasing è fondamentale per lo sviluppo di strategie cliniche che mirino a riconoscere, prevenire e trattare il disturbo da gioco d’azzardo.

Il riconoscimento precoce dei segnali di “chasing” problematico è cruciale. I segnali chiave includono: scommettere più denaro nel tentativo di recuperare ciò che è stato perso , la preoccupazione costante per il gioco d’azzardo , l’incapacità di smettere o ridurre il gioco , mentire per nascondere l’entità del coinvolgimento nel gioco , giocare per sfuggire a problemi o stati d’animo negativi , e fare affidamento sugli altri per problemi di denaro. L’intervento precoce è particolarmente importante per i gruppi a rischio, come gli studenti universitari, che potrebbero avere una definizione ristretta di gioco d’azzardo e non riconoscere i propri comportamenti problematici, inclusa la rincorsa delle perdite.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) è un approccio terapeutico primario che aiuta gli individui a modificare i modelli di pensiero legati al gioco d’azzardo. La TCC può aiutare a ristrutturare le distorsioni cognitive (ad esempio, la fallacia del giocatore, l’illusione di controllo, la memoria selettiva) che alimentano il chasing.

Conclusioni

Il chasing emerge come una caratteristica multifattoriale e patognomonica del disturbo da gioco d’azzardo, manifestandosi sia all’interno che tra le sessioni di gioco. Le sue radici profonde nei sistemi di ricompensa neurobiologici, rinforzate da schemi intermittenti e dall’ingannevole effetto “quasi-vincita”, ne sottolineano la natura intrinsecamente problematica. Potenti distorsioni cognitive come l’avversione alla perdita, la fallacia dei costi irrecuperabili e la fallacia del giocatore, insieme all’illusione di controllo e alla memoria selettiva, cospirano per superare il processo decisionale razionale e perpetuare questo comportamento distruttivo. Il “chasing” non è un mero sintomo, ma un meccanismo centrale che accelera la progressione del disturbo, portando a conseguenze devastanti a livello finanziario, sociale e di salute mentale, incluso un aumentato rischio di suicidio.

Per il futuro della ricerca e della pratica clinica, è imperativo continuare a indagare il chasing, in particolare utilizzando dati di tracciamento dei giocatori nel mondo reale, per comprendere meglio le sue manifestazioni comportamentali attraverso le diverse piattaforme di gioco. È fondamentale integrare le scoperte dell’economia comportamentale nei programmi di prevenzione e trattamento, andando oltre gli approcci tradizionali per affrontare le specifiche vulnerabilità cognitive che guidano il chasing. Infine, è essenziale proseguire gli sforzi di salute pubblica incentrati sull’educazione e la consapevolezza, in particolare per le popolazioni vulnerabili, al fine di mitigare l’impatto sociale del disturbo da gioco d’azzardo

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