Come possiamo aiutare nostro figlio ad uscire da una dipendenza senza rischiare di peggiorare la situazione e avvicinarlo ancora di più al problema?
La Comunicazione
Mi chiamo Flaviano Canfora e mi occupo di dipendenze da ormai 15 lunghi anni. Nella mia esperienza clinica mi è capitato spesso di constatare quanto è determinante il contributo dei familiari e soprattutto di una madre nel percorso di riabilitazione da una dipendenza.
Si sa è una posizione non facile, che pone sempre in un equilibrio delicato: da una parte vorresti salvare tuo figlio da una situazione che non può che nuocere alla sua vita; da un’altra avverti rabbia proprio per la situazione nella quale ti trovi.
Questo tipo di rabbia ci riempie la testa di domande, arriviamo a chiederci dove abbiamo sbagliato, cosa abbiamo trascurato, facendoci sentire quasi la necessità di allontanarci, nel tentativo di alleggerirci da un peso che non sappiamo più come mandare via.
La verità è che questo è il momento in cui tuo figlio ha più bisogno di aiuto.
Durante il percorso terapeutico, la presenza di un punto di riferimento familiare può fare veramente la differenza.
Spesso i genitori sono i primi a contattarmi ed anche la prima consulenza in studio avviene con loro senza la presenza del figlio.
È il momento in cui sentono il bisogno di chiedere informazioni ad un professionista, iniziando a vedere, senza difese e pregiudizi, il mondo del proprio figlio da un punto di vista diverso.
Ed è lo stesso momento in cui comprendiamo quali sono i benefici che un percorso di cura può portare, oltre alla guarigione stessa.

Il Percorso

Affrontare un percorso di cura senza abbandonare la propria vita rappresenta un importante vantaggio in termini di libertà per il ragazzo ed un costante banco di prova per verificare l’efficacia della terapia.
Prima di prendere qualsiasi decisione per il percorso terapeutico è necessario rilevare la gravità dello stadio di dipendenza.
È chiaro che, prima di tutto, è necessario rendersi conto di avere un problema per poterlo affrontare e chiunque si occupi di dipendenze in modo professionale sa che un ritardo nella cura di uno o due mesi può portare un ritardo nel recupero in termini di anni.
Una volta compresa la gravità della situazione si procede con una pianificazione sequenziale e temporale degli obiettivi.
Questo approccio permette un avanzamento nella terapia per steps dando la possibilità al paziente e al terapeuta di verificare l’efficacia del percorso.
Il primo obiettivo, uno dei più importanti, è la riduzione sintomatica.
Normalmente ci aspettiamo un calo dell’uso della sostanza già dopo la prima seduta con un progressivo miglioramento nel corso del tempo.
La prima verifica è fissata durante la quinta seduta, questo rappresenta un momento importante durante il quale vengono stabiliti gli obiettivi e i passi successivi del percorso terapeutico.
La possibilità di una ricaduta rappresenta un indicatore importante per il paziente, il quale può mettere in discussione aspetti della sua vita che portano a criticità e rielaborarli sotto una nuova ottica.
Quindi possiamo considerare la minaccia della ricaduta come un indicatore importante di conoscenza personale e del mondo che ci circonda.
Questo è il motivo per cui il percorso di terapia, partendo con l’obiettivo di eliminare i sintomi della dipendenza, nel tempo diventa un viaggio nella conoscenza profonda di se stessi e del mondo relazionale circostante.
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Puoi prenotare il primo appuntamento direttamente con me cliccando il pulsante in fondo alla pagina. Durante il primo incontro conoscitivo potrai raccontarmi, nel pieno rispetto della privacy, la tua storia personale, la storia di tuo figlio e come ti piacerebbe vivere.
Alla fine del primo appuntamento individueremo insieme gli elementi chiave per poter migliorare da subito la condizione di tuo figlio e per ridurre i sintomi della dipendenza.
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