Dipendenze Patologiche, una questione di Alessitimia?

L’alessitimia, definita letteralmente come “mancanza di parole per le emozioni” rappresenta la difficoltà nell’identificare e descrivere i propri stati emotivi. Si riscontra con una prevalenza significativamente elevata nei pazienti affetti da dipendenze patologiche.

Nonostante non sia classificata come un disturbo psichiatrico indipendente nei manuali diagnostici internazionali come il DSM-5 o l’ICD-10, l’alessitimia è ampiamente riconosciuta come un fattore transdiagnostico di rischio significativo, presene in concomitanza ad una vasta gamma di disturbi psichiatrici.

Il concetto di alessitimia affonda le sue radici nelle osservazioni cliniche effettuate da Peter Sifneos e John Nemiah all’inizio degli anni ’70, i quali notarono una peculiare costellazione di sintomi in pazienti affetti da malattie psicosomatiche, i quali manifestavano una notevole e persistente difficoltà nell’esprimere o descrivere i propri sentimenti.

Componenti chiave

L’alessitimia è universalmente riconosciuta come un costrutto multidimensionale, identificato da tre fattori centrali:

  • Difficoltà nell’Identificare i Sentimenti (DIF): si riferisce all’incapacità fondamentale di riconoscere e distinguere chiaramente tra i propri stati emotivi interni e le sensazioni corporee fisiche che spesso li accompagnano.3
  • Difficoltà nel Descrivere i Sentimenti (DDF): questa dimensione implica una marcata incapacità di comunicare verbalmente in modo efficace le proprie emozioni agli altri. Gli individui con DDF, quando interrogati sui loro sentimenti in situazioni emotive, possono rispondere con espressioni vaghe (“mi sento male”), riportare sintomi fisici (“mi fa male lo stomaco”) o descrivere comportamenti anziché sentimenti (“voglio prendere a pugni il muro”), indicando una chiara mancanza di accesso al linguaggio emotivo.
  • Pensiero Orientato Esternamente (EOT): caratterizza una tendenza predominante a focalizzarsi su dettagli concreti, pragmatici e superficiali della realtà esterna, evitando l’introspezione e manifestando una povertà nella vita immaginativa e di fantasia.


Prevalenza

L’alessitimia è stimata essere presente in circa il 10% della popolazione generale. Nelle popolazioni con disturbi da uso di sostanze, la prevalenza di individui alessitimici è stimata tra il 50% e il 70%. L’elevatissima prevalenza di alessitimia nelle popolazioni cliniche, in particolare tra gli individui con dipendenze (50-70%), suggerisce che non si tratta di una semplice comorbilità casuale, ma di un fattore che può agire come vulnerabilità predisponente, come conseguenza della patologia o come meccanismo di mantenimento significativo.

Modelli Teorici dell’Alessitimia

Ipotesi dell’Automedicazione: è uno dei modelli più influenti e ampiamente discussi. Ipotizza che gli individui con alessitimia, a causa della loro difficoltà intrinseca nell’identificare, elaborare e regolare le emozioni negative (come ansia, tristezza, rabbia o confusione), si rivolgano a sostanze psicoattive o a comportamenti compulsivi come strategie maladattive per alleviare o “automedicare” il disagio emotivo. Le dipendenze offrono un modo immediato, seppur disfunzionale e temporaneo, per sfuggire o “sottoregolare” le emozioni interne percepite come opprimenti, incomprensibili o intollerabili. Questa prospettiva trasforma la dipendenza da un semplice comportamento dannoso in un tentativo, seppur profondamente disfunzionale, di regolazione emotiva.

Deficit di Regolazione Emotiva: ipotizza l’alessitimia come un deficit primario nei processi chiave di regolazione emotiva. Questo include difficoltà nell’attenzione (un deficit nella cognizione internamente diretta) e nell’appraisal (difficoltà nell’identificare e descrivere i sentimenti) degli stati affettivi. Numerosi studi hanno evidenziato capacità di regolazione emotiva compromesse negli individui con elevati livelli di alessitimia. La difficoltà a “sentire” e “capire” le emozioni rende impossibile la loro gestione adattiva, lasciando l’individuo con poche alternative se non quella di ricorrere a comportamenti impulsivi e compulsivi come unica via d’uscita dal disagio. Questo deficit di base nella regolazione emotiva rende gli individui intrinsecamente vulnerabili allo sviluppo di dipendenze.

Modello di iper-arousal suggerisce che gli individui alessitimici possano sperimentare emozioni scarsamente regolate a causa di uno stato di iper-arousal fisiologico o emotivo. Questo iper-arousal è legato ai deficit nell’identificare o descrivere le proprie emozioni, o nell’incapacità di modularle adeguatamente, portando a un sovraccarico che la sostanza o il comportamento cerca di sedare.5 Al contrario, il

Modello di ipo-arousal argomenta che i soggetti alessitimici sono più inclini a usare sostanze nel tentativo di ottimizzare i loro livelli di arousal intrinsecamente bassi. Secondo questa prospettiva, la dipendenza può essere un tentativo di aumentare l’attivazione fisiologica o emotiva per raggiungere uno stato più funzionale o desiderabile. La coesistenza di questi modelli contrastanti evidenzia una lacuna significativa nella comprensione dei meccanismi psicofisiologici sottostanti. Questa contraddizione suggerisce che l’alessitimia potrebbe non essere un fenomeno unitario dal punto di vista dell’arousal, o che diversi sottotipi di alessitimia (es. primaria vs. secondaria) o diverse tipologie di dipendenze potrebbero essere associate a distinti profili di arousal.

Fattori Mediatori e Moderatori

La relazione tra alessitimia e dipendenze è modulata da diversi fattori psicologici e ambientali che possono agire come mediatori o moderatori.

Impulsività e Connettività Sociale: L’alessitimia è frequentemente associata a livelli più elevati di impulsività e a comportamenti compulsivi. Uno studio recente ha specificamente dimostrato che l’impulsività e la scarsa connettività sociale agiscono come mediatori parziali nella relazione tra alessitimia e dipendenza da internet. I pazienti alessitimici, a causa delle loro difficoltà emotive, spesso incontrano ostacoli nelle interazioni sociali e sperimentano un ridotto supporto sociale. L’alessitimia compromette la capacità di formare e mantenere relazioni interpersonali significative, portando a isolamento e a una percezione di scarso supporto sociale. Questa carenza relazionale, combinata con una maggiore impulsività dovuta alla difficoltà di regolazione emotiva, crea un vuoto che i comportamenti dipendenti (come l’uso compulsivo di internet) possono temporaneamente colmare, offrendo una falsa sensazione di connessione o una via di fuga dal disagio.

Depressione e Altri Disturbi Psichiatrici in Comorbidità: Esiste un’alta comorbilità tra alessitimia e depressione. La depressione, in particolare, può spiegare una parte significativa della varianza nell’alessitimia, con i punteggi di alessitimia che spesso cambiano proporzionalmente alla gravità dei sintomi depressivi. La comorbilità diffusa dell’alessitimia con la depressione e altri disturbi psichiatrici suggerisce che l’alessitimia potrebbe essere un fattore di rischio transdiagnostico che aumenta la vulnerabilità a una gamma più ampia di psicopatologie, inclusa la dipendenza.

Eventi Avversi nell’Infanzia e Trauma: Le esperienze avverse nell’infanzia, inclusi i traumi, sono state identificate come fattori che possono contribuire allo sviluppo dell’alessitimia. Studi hanno dimostrato una correlazione significativa tra abusi infantili (in particolare abuso emotivo e negligenza emotiva) e alessitimia. Questa correlazione suggerisce che l’alessitimia può giocare un ruolo mediatore, almeno in parte, nella relazione tra le esperienze traumatiche infantili e lo sviluppo di psicopatologie generali in età adulta.

Implicazioni Cliniche e Terapeutiche

La presenza di alessitimia ha significative implicazioni cliniche per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle dipendenze patologiche. L’alessitimia può rappresentare una barriera sostanziale al successo della psicoterapia tradizionale. L’incapacità del paziente di identificare e comunicare le proprie emozioni può ostacolare lo sviluppo di un’alleanza terapeutica efficace e rendere difficile per il terapeuta comprendere e rispondere adeguatamente al disagio emotivo del paziente. Questo può portare a trattamenti meno efficaci e a un rischio maggiore di ricaduta, poiché i deficit emotivi centrali non vengono adeguatamente affrontati.

Tuttavia, evidenze recenti suggeriscono che l’alessitimia non è un tratto immutabile e può essere modificata attraverso interventi terapeutici mirati, con benefici clinici associati. Le strategie terapeutiche dovrebbero essere adattate per affrontare i deficit specifici dell’alessitimia:

  • Interventi Basati sulla Mindfulness: Studi recenti hanno iniziato a esplorare il potenziale degli interventi basati sulla mindfulness per ridurre l’alessitimia. Questi approcci, che utilizzano l’allenamento di gruppo basato sulle competenze, mirano a migliorare la consapevolezza non giudicante del momento presente. Una meta-analisi ha mostrato un effetto statisticamente significativo del trattamento basato sulla mindfulness sull’alessitimia (misurata dalla Toronto Alexithymia Scale) rispetto ai gruppi di controllo.Questi interventi tendono a utilizzare un addestramento basato su competenze progettato per aumentare la consapevolezza delle sensazioni corporee e delle emozioni associate, elementi fondamentali per migliorare l’interocezione e la consapevolezza emotiva.
  • Psicoterapie Adattate: Le terapie che mirano direttamente ai sintomi alessitimici, come lo sviluppo di capacità di identificazione e descrizione delle emozioni, sembrano essere più efficaci nel ridurre l’alessitimia rispetto agli interventi non specificamente progettati per essa. Questo include l’insegnamento di strategie di regolazione emotiva, la promozione dell’introspezione e l’esplorazione della vita immaginativa.
  • Approcci Integrati: Data l’alta comorbilità dell’alessitimia con altri disturbi psichiatrici come depressione e ansia, e il suo ruolo di mediazione in relazione a fattori come l’impulsività e la connettività sociale, un approccio terapeutico integrato che affronti simultaneamente l’alessitimia e le dipendenze, insieme alle comorbilità associate, è essenziale. Ciò può migliorare la resilienza individuale agli eventi negativi della vita e ridurre la dipendenza da meccanismi di coping maladattivi.

L’identificazione precoce dell’alessitimia attraverso strumenti di screening validati in contesti clinici di dipendenza può guidare l’implementazione di interventi personalizzati che migliorino la consapevolezza emotiva e le capacità di regolazione, portando a migliori esiti terapeutici e a una riduzione del rischio di ricaduta.4

Conclusioni e Prospettive Future

L’alessitimia rappresenta un fattore critico nello sviluppo e nel mantenimento delle dipendenze patologiche. Affrontare questi deficit emotivi non è solo un complemento al trattamento tradizionale, ma una componente fondamentale per migliorare l’efficacia degli interventi e promuovere un recupero duraturo.

Bibliografia

  • Vorst, H. C., & Bermond, B. (2001). The Bermond-Vorst Alexithymia Questionnaire (BVAQ): A new self-report measure for alexithymia. Personality and Individual Differences, 30(2), 229-242.
  • Sifneos, P. E. (1967). Clinical observations on a special group of psychosomatic patients.
    Psychotherapy and Psychosomatics, 15(1), 1-8.
  • Potenza, M. N. (2014).Non-substance addictive behaviors: a new category in the DSM-5.Addiction, 109(10), 1585-1586. American Psychiatric Association. (2013).
  • Preece, D., Becerra, R., Robinson, K., & Dandy, J. (2017). The psychometric properties of the Toronto Alexithymia Scale (TAS-20) in a non-clinical Australian sample. Psychiatry Research, 250, 192-198.
  • Corcos, M., Speranza, M., & Loas, G. (2013). Emotional dispositions and substance use: mediating effect of alexithymia. Psychological Reports, 112(1), 289-302.